Camus tra filosofia e cristianesimo
Edito per la prima volta in Italia da Diabasis Metafisica cristiana e neoplatonismo, una riflessione dell'autore della Peste sul rapporto fra l'ellenismo e la nuova religione
di Fabio Massimo Parenti


Mettere a confronto il mondo ellenico con quello cristiano è il passaggio obbligatorio di chi, come ha fatto Albert Camus a soli 23 anni, intenda studiare "l'evoluzione del cristianesimo" nei suoi primi secoli di vita. "La Grecia trova seguito nel cristianesimo. Ed esso si trova preformato nel pensiero greco": è quanto si comprende bene leggendo Metafisica cristiana e neoplatonismo, l'opera con cui Camus ha conseguito il diploma di studi superiori di filosofia nel 1936, un testo rimasto inedito per decenni e da poco pubblicato, a cura di Lorenzo Chiuchiù, da Edizioni Diabasis. Nei tempi della compenetrazione/competizione storica tra mondo greco e mondo cristiano non era per nulla scontato che il cristianesimo sopravvivesse. La diversità e la comunanza dei temi tra civiltà cristiana e greca non fanno tuttavia ragionare Camus in termini di "sistemi" di pensiero in contrapposizione, ma bensì di "piani" interagenti, di reciproca influenza, in una parola, di sincretismo. Sono quattro le fasi che, spesso contestuali e sovrapposte, Camus individua nell'evoluzione del cristianesimo: 1. Gesù e le rivelazioni evangeliche; 2. la Gnosi come tentativo greco di rispondere all'aspirazione a Dio 3. il neoplatonismo, rappresentato da Plotino che, tra razionalismo e misticismo, prepara il terreno per il costituirsi di una "metafisica cristiana dell'incarnazione" (con Sant'Agostino); 4. e infine l'agostinismo, definito come seconda rivelazione, senza la quale probabilmente il cristianesimo non ce l'avrebbe fatta ad arrivare fino ad oggi.
Se il mondo ellenico crea un sapere che pretende di spiegare il rapporto tra l'uomo e il Bene, tra l'uomo e l'Uno, il cristianesimo si oppone come un dato di fatto: Dio che scende sull'uomo incarnandosi in esso. Tuttavia al di là di questa contrapposizione tra fede e filosofia, il testo di Camus dimostra che è proprio sul terreno della filosofia che le due civiltà s'incontrarono. Le resistenze che il cristianesimo si trovò a dover affrontare gli furono di stimolo. E con Sant'Agostino, che si servì del plotinismo, il cristianesimo riuscì a dare risposta alla necessità di umanizzare e intellettualizzare i suoi temi. Un'operazione tentata peraltro dallo stesso gnosticismo che, al centro delle contraddizioni espresse dall'incontro dei pensieri, divenne - nell'arco dei due secoli attraverso cui si sviluppò - più uno sforzo di giustapposizione di argomenti diversissimi che una sistematizzazione intellettuale efficace. Non a caso Camus definisce lo gnosticismo un "cristianesimo mostruoso".
Su un altro versante invece la soluzione di Plotino (una serie di princìpi tra loro sempre in equilibrio, grazie al principio connettivo della "partecipazione", dei quali Plotino fornisce delle immagini), pur essendo irriducibile al pensiero cristiano, rappresenta un momento fondamentale per la sua evoluzione. "A ben guardare Plotino si propone di fare, con le sole risorse della filosofia greca, ciò che a stento sono riusciti a fare dieci secoli di cristianesimo". E ancora: "A metà strada tra le due dottrine, Plotino è designato a fare da intercessore".
Nelle conclusioni Camus ribadisce nuovamente tutta l'originalità del cristianesimo e la constatazione del fatto che i primi secoli abbiano determinato una "cristianizzazione dell'ellenismo decadente" (e non viceversa come alle volte potrebbe sembrare): un'evoluzione attraverso cui il cristianesimo si è costituito in filosofia. Allo stesso tempo però lo scrittore ci ricorda con estrema chiarezza la difficoltà di avere un quadro ben definito: "In verità, è un paradosso tipico dello spirito umano cogliere gli elementi senza poterne abbracciare la sintesi: paradosso epistemologico d'una scienza certa nei fatti, ma comunque insufficiente: sufficiente nelle sue teorie, ma comunque incerta, ovvero paradosso psicologico di un io percettibile nelle sue parti, ma inaccessibile nella sua profonda unità".
Calando poi questa lettura nel dibattito attuale (e in parte superato) sulle origini cristiane dell'Europa, possiamo affermare che la processualità storica nell'evoluzione del cristianesimo, seppure non nega una sua essenziale originalità, rende tuttavia impossibile identificarlo in maniera monolitica e indipendente. Se è vero che tra la fine del primo secolo e l'inizio del secondo esso s'innesta nel preesistente mondo greco-romano (dopo aver rotto con il giudaismo) e viene variamente influenzato da un contesto storico-geografico carico di movimenti e correnti di pensiero, risulta a maggior ragione insensato stabilire un'unica radice cristiana nel lungo, articolato, multiforme, incompleto e mutevole processo di formazione europea, come hanno evidenziato molti intellettuali, da Cacciari a Todorov a María Zambrano.
Infine, sia che si tratti d'immergersi nella metafisica cristiana di Agostino, sia che si preferisca la soluzione plotiniana (neoplatonica), la lettura di questo testo di Camus, accessibile anche a coloro che non sono specialisti o cultori della materia, stimola il ragionamento e la riflessione esistenziale (su temi che veramente possiamo definire universali) nella direzione di una "conversione" possibile, di una elevazione dell'anima per rientrare con più consapevolezza entro i propri "limiti". D'altronde la filosofia, che troppo spesso impaurisce i più, è la madre di tutti i saperi, ed è o dovrebbe essere il canale privilegiato per amare il sapere e riflettere sulla condizione dell'essere umano.