Iride incendio, presentazione di Milo De
Angelis, Niebo,
La vita felice, Milano, 2005.
È il primo
libro di un poeta che conosce profondamente il senso del
vortice, dell'emorragia, dell'eterno movimento, e lo conduce
attraverso una parola visionaria, scagliata fuori di sé, nella
febbre di chi ha covato a lungo ogni verso. Con ascendenze
francesi e sotto l'ala guizzante di Rimbaud, questa poesia
esprime l'esistenza nel suo momento culminante, quando esce di
slancio, dopo un'antica clausura – “sabbia costretta che grida”
– e sprigiona la sua forza, come “un soffio di arterie
trafitte”, scrive Lorenzo Chiuchiù.
È un libro di tinte
accese, di versi saettanti e concentrati, di immagini che
rimangono nella memoria, con la percezione ardente di ciò che
inizia, entra in combustione, sta per prendere fuoco, sta per
essere visto: iride, incendio.
Ed è una poesia splendida di vita, di accettazione e rifiuto: una parola presa in pieno, uno sguardo frontale, che è invettiva e sapienza, furia e silenzio: silenzio prima della battaglia, carico di monito e presagio. Lorenzo Chiuchiù ha concentrazioni rapide, immagini fulminee di gioia e sofferenza, il senso del loro intreccio e della loro metamorfosi. È raro vedere espresso il dolore con tanta sapienza, cogliendone il palpito presente e l'istante irripetibile, ma anche la scena più ampia del suo significato. “Siamo al contrario e al vento appesi”, “Una slogatura, un andare a capo tardi”, “Ma parlo senza dire nulla / voce contro voce / febbre contro febbre”, “Ricordare la mappa delle vene / la via d'uscita dal tempo cantato”, “Il cancello è fatto di spine e di tempo: / spingi, sanguina, entra”.
Iride
incendio è il libro di un solitario ispirato e geniale, che ha
alimentato la sua parola con lunghi silenzi e decise solitudini,
l'ha potenziata con esercizi di prigionia, l'ha portata al
limite dell' esplosione. E ora, in queste pagine, mostra tutta
la sua energia e il suo colore (colori violenti e impetuosi, che
sembravano spariti dalla nostra poesia recente), tutta la
necessità di venire alla luce e di affacciarsi a un'improvvisa
rivelazione, dove gli oggetti e i corpi sono attraversati da un
soffio incandescente che trascina con sé il pensiero, lo sparge
in mezzo alle creature, lo conduce tra i fili dell'alta
tensione.
Milo De Angelis
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